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Il giorno dopo la bellissima gita in quad ci toccava un'escursione nella parte nord dell'isola, organizzata dall'albergo, tramite un'agenzia turistica locale. Eravamo una ventina di partecipanti distribuiti in due pick-up. A me è toccato stare fuori sui sedili non molto confortevoli, ma su questo arriviamo dopo. La prima destinazione era un relitto di una nave insabbiatasi tanti anni fa, come anche molte altre, spezzata in due e ormai ridotta allo scheletro come si può bene vedere dalla fotografia qui sotto. Tutto intorno la sabbia e le dune, quest'ultime molto curiose con i cespugli che crescono in cima.

Relitto di una nave finita sulla costa tanti anni fa Il relitto è circondato dalle strane dune con la chioma

Siamo tornati indietro per riprendere la strada verso est e ci siamo fermati a Rabill, un piccolo paese a pochi chilometri dall'aeroporto. Ci hanno detto che si fa vedere una fabbrica della ceramica, ma la parola giusta è laboratorio: piccolino e con i prodotti stravisti, per turisti. Da là abbiamo proseguito verso il deserto di Viana, il più bell'obiettivo della giornata. La sabbia sahariana portata qui dal vento, affrontando un viaggio di oltre 500 km. Purtroppo il pick-up si è fermato sul bordo, non entrando tra le dune, con la scusa che la sabbia è troppo morbida per poter fare un giro il pick-up. Si è fatto un servizio fotografico dei partecipanti che saltavano dalla duna, io non ero tra di loro, e tutto finiva qui.

Deserto di Viana Che piacere sdraiarsi sulla sabbia calda

L'ultima meta era l'ecolodge Spinguera. Per arrivarci abbiamo fatto un bel po' di chilometri su una strada piastrellata. L'autista andava 70-80 all'ora e avevamo contro il vento di 50 km/h. Visto che stavamo fuori nel cassonetto, ci prendevamo in faccia l'aria con una velocità di 120 km/h. Tenevo il capellino e gli occhiali con le mani, per non farli volare via. Quando siamo arrivati alla destinazione ho detto all'autista: "Oggi sono andato 3 volte con il pick-up: la prima volta, l'ultima e mai più". Al ritorno è andata un po' meglio perché avevamo il vento in "poppa".

Ecolodge Spinguera Sdraiato in amaca con la vista sulla spiaggia

Una coppia italiana ha ricostruito le casettine dei pescatori abbandonate e ha fatto l'ecolodge di 10 camere e due appartamenti. Non abbiamo controllato se c'è il campo per il cellulare (non dovrebbe esserci), ma il fatto di aver intravisto il tetto d'eternit, che contiene l'amianto, ricoperto di foglie di palme ci ha lasciati di stucco. Anche se è il solito modo di fare il tetto dalla popolazione locale e piove di rado non è una soluzione ecologica. Il posto è molto isolato, in mezzo al nulla con il mare davanti e la pace intorno che può essere d'aiuto per trovarla dentro. Gli spazi vuoti sono dei posti ideali per ritrovarsi.

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