Dogubayazit29 e 30 Giugno 2010 | 
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 Lungo la strada per Dogubayazit abbiamo fatto una sosta alle cascate di Muradiye dove abbiamo attraversato un ponte sospeso che aveva l'avvertenza di non oltrepassarlo in più di cinque persone contemporaneamente per la scarsa manutenzione della struttura del ponte stesso. Ha una luce di circa 40 m e ballava notevolmente durante il nostro passaggio. Le cascate sono belle e con la presenza di un leggere venticello si vaporizzava l'acqua che ci dava un po' di sollievo in quella calda giornata. Un bel posto, molto rilassante, dove sono rimaste purtroppo numerosissime, direi veramente troppe tracce dei molti picnic, probabilmente organizzati dagli abitanti locali (non si vedono molti turisti in quella zona). Un'altra sosta in un posto sperduto, e dopo un po' davanti a noi c'era il monte Ararat. Che emozione! La montagna più alta della Turchia, oltre 5000 m e là sono stati trovati i resti della barca di Noè (così dicono alcuni studiosi). Siamo arrivati fin'là! Quando ci siamo fermati per fare le foto, ci hanno circondati i bambini di un villaggio curdo. Eravamo felici e la nostra gioia era ancora più grande per via dei sorrisi dei bambini. La maggior parte delle case del villaggio sono costruite con i mattoni fatti con l'argilla essiccata, "armati" con paglia. Molto povere, ma su nessuna di esse mancava l'antenna satellitare a prova che la tecnologia avanza fortemente dappertutto. Il primo pomeriggio arriviamo a Dogubayazit, città di confine con Iran. Con lo sguardo cerco le donne per le strade, non ci sono. Siamo in tempo a visitare il Palazzo di Ishak Pasa situato su una collina appena fuori dalla città. Lungo la strada che percorriamo ci sono tanti carri armati dietro un recinto. E' una zona "calda" dove le incomprensioni tra il governo turco e la popolazione kurda sono molto accentuate. Abbiamo subito anche 2 controlli sui posti di blocco della polizia turca. Non ci hanno trattenuto per molto ed erano freddamente cordiali. Non abbiamo tanto tempo per visitare il Palazzo, una mezz'oretta. Si vede che è stato ricostruito recentemente. Una tettoia in legno laminato e plexiglas copre quasi l'intera struttura per proteggerla dagli eventi meteorici. L'edilizia moderna messa insieme con quella tradizionale, ma il risultato è piacevole. Incontriamo Mustafa con la moglie e le loro tre figlie. Ci fermiamo a fare due chiacchiere in inglese e scattare una foto di gruppo. Sono molto simpatici e curiosi come tutta la gente che abbiamo incontrato. Fuori dal Palazzo c'è una strada che porta ancora più in alto. Camminiamo verso le rocce, per essere precisa, verso un'apertura tra le rocce da dove si può ammirare un paesaggio bellissimo, armonioso, avvolto in una leggera foschia. Le giornate sono così ricche di posti che lasciamo dietro di noi, di colori che cambiano ed i suoni che ci svegliano... sensazione che il tempo è eterno e noi delle briciole che girano come i dervisci, ma loro questo lo sanno e noi raramente lo percepiamo.  |